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| 50 anni dopo Humanae vitae: più conseguenze di quelle temute25. Juli 2018 in Italiano, keine Lesermeinung La contraccezione corrode anche il bene comune perché privatizza e individualizza il rapporto uomo-donna socialmente rilevante. Il deserto demografico è una conseguenza della perdita della logica generativa del dono. Di Livio Melina. Brescia (kath.net/LaNuovaBussolaQuotidiana) Le date e i luoghi non sono casuali: talvolta ci svelano qualcosa del misterioso disegno della Provvidenza. Non è casuale che ci troviamo a Brescia e non è casuale che oggi teniamo il nostro Congresso proprio nel giorno in cui la Chiesa fa memoria del Cuore Immacolato di Maria. Vorrei ricordare qui anchio il compianto card. Carlo Caffarra, mio Maestro e predecessore come primo Preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II. Egli ci testimoniava le misteriose parole profetiche scrittegli da suor Lucia di Fatima quando, su suggerimento di San Giovanni Paolo II, le rivolse una richiesta di preghiera per il nuovo Istituto per Studi su Matrimonio e Famiglia. Ecco come il Cardinale le riporta: «Esse dicevano: verrà un tempo in cui lo scontro decisivo tra Satana e il Regno di Cristo accadrà nel matrimonio e nella famiglia; chi difenderà il matrimonio e la famiglia avrà grandi persecuzioni; ma non abbia paura: Nostra Signora gli ha già schiacciato la testa: Il Cuore Immacolato di Maria vincerà. Queste parole oggi sono per me e per noi tutti, parole di grande consolazione»1 . E così anche il Beato Paolo VI, mentre iniziava a redigere lenciclica Humanae vitae, il 13 maggio 1967 si recò pellegrino a Fatima, affidando alla Beata Vergine Maria quellimportante documento. La tesi che vorrei illustrare è la seguente: lenciclica del Beato Paolo VI non riguarda solo la sfera privata della sessualità, ma anche la dimensione sociale e pubblica della vita. E cioè questione di morale sociale e non solo di etica individuale. Per la verità, il contesto in cui Humanae vitae fu pubblicata, cinquantanni fa, il 25 luglio del fatidico 1968, era segnato dallallarme ossessivo per una crescita incontrollata della popolazione mondiale, una vera bomba demografica, lanciato dal Club di Roma di Aurelio Peccei 2. Fin dallinizio lorizzonte della discussione sulla limitazione delle nascite era dunque determinato da preoccupazioni di ordine politico. Se ne sente leco per tutta lenciclica, che però ha il coraggio di andare controcorrente, anzi di richiamare le gravi conseguenze dellintroduzione della contraccezione nel costume sociale: abbassamento generale della moralità, incremento dellinfedeltà coniugale, perdita del rispetto dovuto alla donna, esposizione allarbitrio dellautorità pubblica, a scapito dei popoli più poveri (HV, 17). Paolo VI fu un profeta. Non uno di quei falsi profeti, di cui parla Gesù, che blandisce la gente per guadagnarne lapplauso, anche a costo di tacere la verità, sminuendo i precetti della legge di Dio. Come ogni vero profeta biblico, amando il popolo non ha avuto timore di dirgli la verità e di ammonirlo, anche a rischio di apparire un fastidioso profeta di sventure e quindi purtroppo di restare inascoltato 3. E noi oggi possiamo constatare che non solo queste, ma anche altre e persino più radicali furono le conseguenze: lintroduzione della contraccezione ha provocato una vera e propria mutazione genetica delle relazioni sociali fondamentali, con grave insidia al bene comune. Di ciò vorrei parlare. SESSUALITA' NELLA LOGICA DEL DONO: MAGISTERO DI HUMANAE VITAE Partiamo dal cuore dottrinale del documento che si trova al n. 11: «Qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita», in forza della «connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che luomo non può rompere di sua iniziativa, tra i due significati dellatto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo» (HV 12). Non si tratta dellaffermazione generica di un ideale, che dovrebbe poi venire applicato alla situazione concreta secondo il discernimento della coscienza di ciascuno, come si sente di frequente dire oggi con deliberata contraffazione della lettera e dello spirito del magistero 4.
La norma morale appena ricordata non è però la prescrizione legalistica di una volontà dispotica, che, come ha emanato la norma, così potrebbe mutarla. Essa è invece espressione di una verità sul bene, iscritta nella natura umana dalla Sapienza creatrice. Vi sono dunque ragioni intellegibili della norma morale. Ed è proprio queste ragioni antropologiche, etiche e teologiche che San Giovanni Paolo II volle esplorare e insegnare nelle sue Catechesi sulla teologia del corpo. Il corpo, testimone dellamore originario del Creatore, è il luogo dove i rapporti rompono lisolamento dellindividuo per generare la persona. Nellincontro con la donna, luomo scopre la vocazione sponsale del proprio corpo al dono di sé. Ed è solo rispettando tale logica del dono che si custodisce la dignità personalistica dellamore, nellapertura ad una nuova vita, che può nascere allora non come mero effetto fisiologico, ma come dono da dono. Potremmo dire in sintesi che Humanae vitae formula normativamente le condizioni per cui un atto sessuale è espressione adeguata dellamore coniugale. Solo quando rimane per se stesso aperto alla trasmissione della vita, latto sessuale tra i coniugi è gesto di unione dei due, nel quale si realizza il dono autentico di sé nel corpo. Il nesso tra i due significati non va collocato a livello biologico, ma piuttosto a livello intenzionale: vi può essere un atto intenzionalmente contraccettivo, che pur risultando fisiologicamente fecondo, contraddice la verità del donarsi (ad esempio latto in cui fallisce la tecnica contraccettiva); così come può esserci un atto per sé aperto alla vita, anche se fisiologicamente sterile e conosciuto come tale (come accade nella regolazione naturale della fertilità). Un atto reso intenzionalmente sterile nega nello stesso tempo lapertura sincera al dono di sé e laccoglienza piena dellaltro: è un atto che si ripiega su se stesso. Benché realizzato col consenso e la collaborazione del partner, latto contraccettivo intenzionalmente chiuso alla procreazione, è un atto volto alla ricerca del piacere individuale, che non differisce dalla masturbazione. Per questo, in esso la differenza sessuale non gioca un ruolo qualificante ed è dunque analogo ad atti di tipo omosessuale. La filosofa inglese G.E.M. Anscombe cinquantanni fa affermò che chi è a favore della contraccezione non avrà argomenti per opporsi ai rapporti omosessuali 5. Il filosofo italiano Augusto Del Noce arrivò a dire che «il nichilismo oggi corrente (che lui chiama nichilismo gaio) intende sempre lamore omosessualmente, anche quando mantiene il rapporto uomo-donna» 6. SESSUALITA', RELAZIONI E BENE COMUNE Allalba della rivoluzione sessuale in Occidente, il gran maestro della massoneria francese, Pierre Simon, pubblicò un libro inquietante, nel quale illustrò un progetto globale di trasformazione della società francese, che doveva essere emancipata dalla sua tradizione giudeo-cristiana attraverso una ridefinizione della famiglia e delle sue relazioni costitutive 8. La medicina era indicata come lo strumento che permetteva questa operazione di intervento sul corpo sociale, attraverso la contraccezione, innanzitutto e poi mediante laborto e leutanasia. Come avviene questa trasformazione? La sessualità ha a che fare con le relazioni determinanti lidentità del soggetto e la sua posizione sociale: le relazioni di origine e quelle di orientamento al futuro: il nostro essere figli e figlie, sposi e spose, padri e madri. La separazione della procreazione dalla sessualità implica necessariamente una trasformazione radicale di queste relazioni. Il figlio, voluto e procreato al di fuori della sessualità, è ridotto al prodotto di un progetto tecnicamente controllato e valutato. La sessualità che è chiusa alla riproduzione non apre più allaltro e perde il significato sociale: viene privatizzata, perché privata del respiro generativo che la permea intrinsecamente. La dimensione sociale presente nella coppia uomo-donna consiste nella procreazione. In quanto ordinato alla procreazione il sesso è, nellordine della natura, lunica attività compiuta nel corpo che ci connette anche col bene comune della società. Ed è unattività compiuta esteriormente dal corpo, che per la comunione personale e per la cooperazione procreativa che realizza, ci rende più simili a Dio, ci fa essere un riflesso della Trinità 9. La privatizzazione è restringimento dellesperienza sessuale ad un ambito individualistico, con un depauperamento dellorizzonte semantico e delle relazioni. Chiusa alla generazione, lattività sessuale è anche priva di futuro, ristretta allistante. Lenfasi sulla prestazione ha condotto ad unagonia delleros 10. Una seria riflessione sulle statistiche del caso Italia, dimostra che la cosiddetta rivoluzione sessuale ha portato, contrariamente a quanto si pensa, a una drastica diminuzione dei rapporti sessuali: il sesso libero è diventato anche più banale e insoddisfacente 11. Lintroduzione della tecnica, che separa sessualità e procreazione, deforma la relazione sessuale e comporta alla fine una inversione nel rapporto tra le generazioni. Scompaiono dallesperienza sessuale la gratitudine e il dono, riconosciuto, accolto e comunicato 12, sostituiti dalla ricerca dellerotismo autosufficiente e dallansia di prestazione . I padri e le madri non vivono più per i figli, ma piuttosto vogliono i figli solo e quando essi rientrano in un loro progetto di soddisfazione. Si capovolge lordine naturale: i figli sono chiamati a vivere per i loro genitori. Il deserto demografico, di fronte al quale ci troviamo ormai da decenni 14, è solo la conseguenza di una perdita della logica generativa e generosa del dono, di una privatizzazione della sessualità, esclusa dal bene comune della società, di una perversione del rapporto tra generazioni. La contraccezione corrode il bene comune della società perché introduce un fattore im-politico (S. Fontana), anzi e forse meglio anti-politico nelle relazioni sociali: il principio dellindividualismo di singoli esseri accostati tra loro e nello stesso tempo sottomessi ad un potere dispotico che li domina 15. Privatizzata allestremo, la sessualità è anche paradossalmente e per altro verso pubblicizzata, concessa ad una invasione del potere pubblico, politico e giuridico. La logica puramente contrattuale della democrazia post-moderna invade la vita privata e trasforma lintimità, così che in forza di unutopica autonomia assoluta dellindividuo formula modelli di relazioni pure, scardinate da qualsiasi riferimento alla natura e alla tradizione 16. Come afferma giustamente Stefano Fontana, la relazione sessuale non è né privata, né pubblica: è personale e comunitaria 17. Solo se la si imposta non in termini di contraccezione, ma di sponsalità aperta alla vita, la si libera dalla morsa della privatizzazione e della pubblicizzazione. SIMBOLO E TRASCENDENZA E siamo così ad una ancor più profonda manipolazione: alleliminazione della dimensione simbolica e della trascendenza dalla relazione sessuale. Paolo VI aveva evocato in Humanae vitae la presenza di Dio Creatore, come garante dellunità tra i significati unitivo e procreativo dellatto coniugale. Se Dio non centra, la procreazione diventa semplice riproduzione di un esemplare della specie. Se Dio non centra, lunione sessuale perde il significato simbolico di alleanza e diventa luogo diabolico di confusione e di sfruttamento. Separato dal riferimento a Dio, il corpo diventa un semplice oggetto manipolabile, di cui disporre come si vuole. Quando scompare dallorizzonte dellesistenza il riferimento alla Provvidenza divina, la vita diventa un calcolo di vantaggi e svantaggi, una programmazione utilitaristica, che si chiude impaurita alle sorprese di un futuro, che pretendiamo di governare, ma che alla fine noi non decidiamo. Luomo privato delle relazioni familiari e del legame con Dio è debole e fragile e quindi vittima predestinata dei poteri manipolatori. «Questo mistero è grande, lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa» (Ef 5, 32). Il mistero della sessualità, vissuto nel matrimonio, è una grande luce per la vita del mondo. Leliminazione della dimensione del mistero dalla sessualità accompagna la rivoluzione sessuale e la sua presunta emancipazione fin dagli inizi. Il marchese De Sade nel suo tentativo di rieducazione coatta ad una pratica puramente edonistica del sesso, ripete ossessivamente la formula: «non si tratta di nientaltro che», formula nello stesso tempo riduttiva e violenta, che vuole censurare la domanda ineliminabile di senso 18. In uno dei suoi ultimi luminosi interventi, in occasione degli auguri natalizi alla Curia Romana, il 21 dicembre 2012, papa Benedetto XVI aveva lanciato un grido di allarme proprio sul tema della famiglia, che proprio a partire dallintroduzione della contraccezione è stata messa radicalmente in discussione nella sua fisionomia naturale, di relazione fondata sul matrimonio come legame stabile tra un uomo e una donna, finalizzato alla procreazione e alleducazione dei figli. Egli ha ribadito che su questo punto non è in gioco solo una determinata forma sociale, ma luomo stesso nella sua dignità fondamentale: se infatti si rifiuta questo legame «scompaiono le figure fondamentali dellesistenza umana: il padre, la madre, il figlio». Dal momento che Dio, fin dallAntica Alleanza e poi anche nella Nuova, ha scelto il linguaggio simbolico della famiglia per rivelarsi, se si perdono le esperienze dellessere figlio, fratello e sorella, sposo e sposa, padre e madre, sarà distrutta anche la base naturale del linguaggio per parlare in maniera comprensibile di Dio. Che parole ci rimarrebbero infatti per parlare di Dio, se diabolicamente la famiglia fosse distrutta e non riuscissimo più a semantizzare queste esperienze originarie che ci danno identità allinterno delle relazioni familiari, in una società di individui che non si sanno più figli, che vivono nella confusione dei generi sessuali, che non hanno fratelli, perché sono figli unici, che non vogliono essere più padri e madri? Unautentica ecologia umana, come ha accennato anche papa Francesco in Laudato si (n. 155), dovrebbe occuparsi non solo dellinquinamento dellambiente naturale, ma anche di quello dellambiente umano, delle relazioni sociali, che permettono alluomo di essere se stesso, trovando la sua identità e respirando a pieni polmoni la verità dellamore. Posso dunque concludere affermando che lenciclica Humanae vitae del Beato Paolo VI, proprio perché protegge la verità dellamore coniugale da una logica di dominio del corpo e dallinquinamento della mentalità edonistica e individualistica, è anche un essenziale contributo al bene comune di una società umana. Mons. Livio Melina è professore ordinario di Teologia Morale presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Familiglia dell'Università Lateranense di Roma. 1984-1991 è stato aiutante di studio presso la Sezione Dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede (prefetto: Card. Joseph
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